Immigrazione e conti pubblici, doppia sfida a Bruxelles
Nella settimana in cui la Commissione europea dà le pagelle ai Paesi membri della zona euro, rendendo pubbliche le sue “raccomandazioni” nel quadro del Semestre Europeo, la tegola della sentenza della Corte costituzionale sulle aliquote di pensione non versate ha costretto il Ministro Padoan ad una imprevista serie d’incontri con i Commissari responsabili ed i suoi colleghi Ministri, e il Governo a predisporre un piano d’azione all’ordine del giorno della sua riunione di venerdì.
Il punto è che gli sforzi fatti fin qui per contenere il deficit, le riforme fatte e quelle in cantiere e consentire così all’Italia di superare in scioltezza la prova dovranno, se non nell’immediato ma nei prossimi mesi, fare i conti con questo esborso non previsto e le sue conseguenze sui conti pubblici.
Se, come si prospetta, la Commissione sospenderà il giudizio e manterrà la linea decisa dalla Commissione Juncker, gli sforzi richiesti all’Italia saranno ridotti e le raccomandazioni ricalcheranno sostanzialmente quelle dei mesi precedenti con un invito a fare di più sulla riforma fiscale e del sistema bancario e delle Fondazioni, la modernizzazione della Pubblica Amministrazione, lo snellimento delle pratiche amministrative, l’accelerazione dei tempi della giustizia, la riforma del mercato del lavoro e la spending review.
L’altro fronte “caldo” per il nostro Paese è quello legato al problema degli sbarchi degli immigrati sul quale il Collegio dei Commissari varerà, mercoledì 13 maggio, la sua strategia di ripartizione degli oneri, a precise condizioni, fra i Paesi membri e che invierà a Parlamento europeo e Consiglio.
Ed il dibattito non si annuncia certo né semplice né rapido, tanti sono i distinguo già emersi.
In parallelo prosegue l’azione diplomatica a livello ONU per ottenere il via libera all’intenzione decisa dall’ultimo Consiglio europeo di intervenire anche militarmente prima che gli sbarchi avvengano, impedendo ai barconi di lasciare le coste libiche e fare in modo che cessi il vero e proprio traffico di esseri umani in atto.
Federica Mogherini ha presentato le proposte UE al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e un’intensa attività diplomatica è in corso per convincere i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, Russia e Cina in particolare, a non fare uso del loro diritto di veto.
Vedremo, nei prossimi giorni, se l’azione europea avrà successo.
Elezioni britanniche e loro ripercussioni europee
A dispetto degli istituti di sondaggio che hanno fallito miseramente prevedendo un hung Parliament, David Cameron ha brillantemente conquistato la maggioranza assoluta dei seggi a Westminster, sbaragliando e costringendo alle dimissioni i suoi concorrenti e formando già questa settimana un Governo omogeneo conservatore.
Il successo dei Tories, unito all’altro fenomeno di queste elezioni e cioè al grande slam del partito nazionalista scozzese che ha conquistato 56 dei 59 seggi in palio in Scozia è frutto non solo delle buone performances economiche del Paese e della linea troppo “tradizionale”, come l’ha definita Tony Blair, del leader laburista Ed Miliband che ha sicuramente spaventato parte dell’elettorato, ma anche al forte accento euroscettico che ha permeato la campagna elettorale di Cameron e compagni.
L’annuncio della tenuta di un referendum nel 2017, che adesso pare che Downing Street voglia anticipare già al 2016, sull’appartenenza o meno della Gran Bretagna all’UE è stata certamente una mossa che ha indotto più di un elettore a non votare per il partito più anti UE di tutti, l’UKIP, ma a convergere sul voto ai conservatori proprio per poi potersi “sfogare” nel referendum.
Un Cameron trionfante passerà ora all’incasso chiedendo sicuramente all’UE ed alle sue istituzioni ampie concessioni per scongiurare il cosiddetto Brexit.
La partita si annuncia insomma complessa anche per gli scenari interni di un Regno che qualche commentatore ha definito più “disunito che mai”.
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana
Insediandosi, il Presidente Juncker aveva promesso un rallentamento nell’attività di presentazione di proposte legislative da parte della Commissione, e guardando ai lavori parlamentari, a qualche mese di distanza, si puo’ dire che, almeno per ora, sta mantenendo la promessa.
Anche questa settimana, infatti, le attività al PE saranno ridotte: si riuniranno solo i gruppi politici per preparare la plenaria di settimana prossima, che comunque si presenta (ancora una volta) piuttosto vuota di relazioni legislative di interesse.
Da segnalare, invece, la riunione dell’Eurogruppo e del Consiglio ECOFIN, rispettivamente i prossimi 11 e 12 maggio, per parlare principalmente di due temi: la situazione in Grecia e l’andamento del negoziato sul Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (EFSI).
Sia in Consiglio che in Parlamento, comunque, c’è da scommettere che uno dei temi più discussi informalmente saranno i risultati delle elezioni nel Regno Unito, e loro future implicazioni a livello comunitario.
Matteo Borsani