I primi passi del Fondo Juncker
Nella settimana in cui ha preso avvio effettivo l’operazione di “quantitative easing” voluta da Mario Draghi, i Ministri delle Finanze dei 28 Paesi membri hanno detto la loro sulla proposta di Regolamento relativo al Fondo europeo per gli investimenti, uno dei tre pilastri del Piano Juncker per rilanciare gli investimenti in Europa, prima tappa del processo legislativo che dovrà portare entro luglio alla mobilitazione di risorse fino a 315 miliardi di euro.
Nel farlo i Ministri dei tre più grandi Paesi della zona euro hanno innanzitutto confermato quanto ci si aspettava e cioè che i fondi addizionali nazionali (Renzi ha annunciato per l’Italia un contributo di 8 miliardi di euro attraverso la Cassa depositi e prestiti) agiranno in modo complementare al fondo Juncker senza concorrervi direttamente.
Naturalmente questo è conseguenza del fatto che non sarebbe stato automatico un utilizzo di tali fondi per progetti del Paese interessato anche se, non si può non sottolineare, questa presa di distanze rischia di far perdere al fondo qualsiasi vocazione solidarista.
I Ministri hanno confermato e avallato l’impostazione, data dalla Commissione, insistendo sulla necessità che i fondi vengano realmente utilizzati per la realizzazione di progetti “addizionali”, ossia che non si sarebbero potuti realizzare ricorrendo ai normali strumenti della BEI senza il supporto del fondo.
Questo aspetto è importante perché è necessario che la versione finale del regolamento attuativo metta bene in luce che la selezione dei progetti deve avvenire, non solo sulla base della maggiore o minore bontà dei progetti stessi, ma anche in funzione di assicurare le finalità ultime del Piano e cioè quelle di stimolare un rilancio degli investimenti armonico a livello UE partendo da quei Paesi in cui meno si è investito in questi anni, per tutta una serie di fattori che occorre, in parallelo, cercare di rimuovere.
La parola passa ora al Parlamento europeo dove tutte le Commissioni sono chiamate a dare il loro parere e dove, in vista della relazione che le commissioni per i problemi economici e monetari e per i bilanci presenteranno in seduta plenaria probabilmente a giugno 2015.
L’auspicio è che questo lavorio congiunto tra Consiglio e Parlamento porti ad una definizione ottimale che metta i progetti, presentati dall’Italia, nelle migliori condizioni per essere finanziati, ivi compresi quelli riguardanti la ricerca ed innovazione e lo sviluppo delle grandi reti trans-europee.
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana dal 2 al 6 marzo 2015
Questa settimana si riunisce a Strasburgo la plenaria del Parlamento europeo. Non sono molti i punti di interesse per l'industria che compaiono nell'ordine del giorno; tra questi segnaliamo il rapporto di iniziativa dell'On. Lamassoure sul fondo di investimenti strategici, rispetto al quale la proposta legislativa é ora all'attenzione di molte commissioni parlamentari, in primis della ECON e della BUDG, che si riuniscono giovedì mattina per discutere la bozza di relazione presentata dal relatore.
Per quanto riguarda, invece, il Consiglio, il 9 marzo si riunirà a Bruxelles il Consiglio Occupazione, Politica Sociale, Salute e Consumatori, mentre il 12 e il 13 marzo sarà la volta del Consiglio Giustizia e Affari Interni, durante il quale si discuterà anche del Regolamento sulla protezione dei dati personali.
Infine, il collegio dei Commissari si riunisce martedi' a Strasburgo, ma non ci dovrebbero essere nuove proposte legislative rilevanti per l'industria sul tavolo di questa riunione dei Commissari.
Matteo Borsani