Europa

ACCADE all'UE n. 303
Giuliana Pennisi
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ACCADE all'UE n. 304
Giuliana Pennisi
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ACCADE all'UE n. 305
Giuliana Pennisi
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ACCADE all'UE n. 306
Giuliana Pennisi
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Consiglio Telecomunicazioni_26 maggio 2016Il 26 maggio si è riunito a Bruxelles il Consiglio Telecomunicazioni, alla presenza del Commissario all’Economia digitale Günther Oettinger. Per l’Italia ha partecipato il Sottosegretario di Stato del Ministero dello Sviluppo Economico, Antonello Giacomelli.
Il Consiglio ha adottato un orientamento generale sulla proposta di decisione relativa all’uso della banda di frequenza 470-790 MHz nell’Unione europea, che disciplina l'assegnazione da parte degli Stati membri dell’uso della banda di frequenza 694-790 MHz (“banda dei 700 MHz”) per i servizi a banda larga senza fili entro il 30 giugno 2020. La parte inferiore della banda UHF (470-694 MHz) rimarrebbe a disposizione (almeno fino al 2030) per la fornitura terrestre di servizi di trasmissione, inclusi i servizi televisivi liberamente accessibili, e per l’utilizzo di apparecchiature audio senza fili per la realizzazione di programmi ed eventi speciali. Ricordiamo che, nelle intenzioni della Commissione, la proposta dovrebbe rispondere alla crescente domanda per l’accesso all’Internet mobile, salvaguardando allo stesso tempo i servizi televisivi tradizionali. In questo modo si vuole promuovere l’adozione del 4G per poi passare al 5G non appena sarà disponibile (intorno al 2020). L’obiettivo ultimo è consentire un’efficace implementazione di servizi innovativi, come le automobili connesse a Internet, le città intelligenti e l’assistenza sanitaria a distanza.
A seguito delle discussioni tenute in varie riunioni, la Presidenza olandese dell’UE ha modificato la proposta della Commissione in diversi punti al fine di tenere conto delle preoccupazioni degli Stati membri. In particolare, il Consiglio ha chiesto che entro il 30 giugno 2020 gli Stati membri autorizzino l’uso della banda di frequenza 694-790 MHz per i sistemi terrestri in grado di fornire servizi di comunicazione elettronica a banda larga senza fili unicamente in presenza delle condizioni tecniche armonizzate fissate dalla Commissione. Gli Stati membri potranno decidere, per motivi debitamente giustificati, di ritardare la disponibilità della banda fino a due anni. Gli Stati membri dovranno concludere tutti i necessari accordi di coordinamento transfrontaliero delle frequenze all’interno dell’Unione entro il 31 dicembre 2017. Infine, entro il 30 giugno 2018 gli Stati membri dovranno presentare una “tabella di marcia nazionale” in cui si definisce come implementeranno la decisione in questione. Il processo di riallocazione è già cominciato: Francia e Germania hanno infatti già autorizzato l’uso della banda 700 MHz per i servizi mobili. Altri Stati membri (Danimarca, Finlandia, Svezia e Regno Unito) hanno delineato i piani per destinare la banda 700 MHz nei prossimi anni.
L’approccio generale rappresenta la posizione del Consiglio per i futuri negoziati con il Parlamento europeo.
I ministri hanno tenuto un dibattito orientativo anche sulla prossima revisione delle norme UE per le telecomunicazioni – prevista per l’autunno -, sulla base di un documento di background predisposto dalla Presidenza olandese, con l’obiettivo di fornire una guida politica per la Commissione. Il dibattito si è incentrato sulle tre questioni principali della revisione: 1) l’accesso alle reti di comunicazione fisse; 2) la gestione dello spettro per le reti di comunicazione mobili; 3) le norme per i fornitori di servizi di comunicazione. Con riferimento al primo punto, gli Stati membri hanno evidenziato la necessità che le norme per l’accesso alle reti di comunicazione fisse siano adattate ai diversi tipi di zone presenti nell’UE, incluse le zone senza rete veloce e le zone con due reti veloci. È stata inoltre rilevata la necessità di continuare a regolamentare l’accesso alle reti per tutelare le dinamiche di concorrenza create negli scorsi decenni. Gli Stati membri hanno sottolineato che spetterà agli organi nazionali di regolamentazione decidere in merito alle soluzioni adatte alle dinamiche del loro mercato nazionale. L’attuale quadro di accesso, basato su una valutazione del potere di mercato significativo, non sembra tuttavia essere in linea, secondo gli SM, con le complessità delle diverse zone dell’UE. Alcuni Stati membri hanno pertanto rilevato la necessità di integrare il quadro per creare un numero maggiore di strumenti normativi e per rendere più convenienti gli investimenti privati anche nelle zone rurali.
Nel dibattito sulla gestione dello spettro, gli Stati membri si sono espressi a favore dell’armonizzazione tecnica delle condizioni di utilizzo delle bande dello spettro e hanno ribadito l’auspicio di adeguare il tipo di asta nazionale e le condizioni di licenza alle diverse circostanze e preferenze nazionali. Gli Stati membri hanno inoltre riconosciuto la necessità di un maggiore coordinamento della gestione dello spettro tra gli Stati membri al fine di migliorare la certezza e la prevedibilità normativa.
Quanto alle norme per i fornitori di servizi di comunicazione, alcuni paesi hanno dichiarato che i servizi OTT, che sono in concorrenza con i servizi di comunicazione elettronica tradizionali e di fatto loro sostituti, dovrebbero essere soggetti alle medesime norme al fine di creare condizioni di parità. È emerso un sostegno generale a favore della revoca di disposizioni settoriali nel caso in cui norme orizzontali offrano garanzie sufficienti, in quanto ciò contribuirebbe parimenti a creare un contesto normativo più equo, oltre che snello. Vari Stati membri hanno messo in guardia contro l'estensione automatica delle norme riguardanti i servizi di comunicazione tradizionali ai servizi di comunicazione offerti attraverso Internet. Nonostante possano sembrare identici agli utenti finali, i due servizi presentano anche differenze. Molti Stati membri hanno dichiarato che è necessaria una valutazione caso per caso per verificare se la regolamentazione sia auspicabile e possibile.
Infine la Presidenza ha riferito sui progressi sulla proposta di direttiva sulla accessibilità del web, adottata dal Coreper il 25 maggio (si attende adesso l’adozione formale di Stati membri e PE; la procedura dovrebbe concludersi in autunno), dell’adozione in prima lettura, il 17 maggio, della direttiva sulla sicurezza delle reti e delle informazioni. Inoltre, la Commissione ha aggiornato i ministri sugli ultimi sviluppi in materia di internet governance. Infine, la futura Presidenza slovacca dell’UE arrivo ha presentato il suo programma di lavoro nel campo della telecomunicazioni.
Il Consiglio telecomunicazioni è stato seguito da una discussione congiunta, tenutasi a pranzo, tra i ministri delle telecomunicazioni e i ministri della competitività su questioni orizzontali e strategiche della strategia sul mercato unico digitale, tra cui le piattaforme digitali. |
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Direttiva sulla Sicurezza delle Reti e dell’Informazione (NIS)Il 17 maggio il Consiglio dell’Unione europea ha adottato la propria posizione in prima lettura sulla Direttiva sulla Sicurezza delle Reti e dell’Informazione (NIS), che stabilisce nuove regole per aumentare la sicurezza delle reti e dei sistemi di informazione in Europa. La Direttiva prevede l’obbligo, per gli Stati membri, di adottare una strategia e designare un'autorità nazionale per prevenire, gestire e rispondere a rischi e incidenti informatici. Si vuole inoltre creare un meccanismo di cooperazione tra gli Stati membri e la Commissione per scambiare informazioni e contrastare le minacce e gli incidenti sulle reti informatiche. Si pone infine l’obbligo, per alcune imprese (energia, trasporti, sanità) e servizi digitali (motori di ricerca, servizi IT, servizi cloud), di adottare pratiche di gestione del rischio e segnalare gli incidenti all'autorità nazionale competente, per sviluppare una gestione del rischio condivisa e garantire lo scambio di informazioni tra pubblico e privato. La proposta di Direttiva è stata pubblicata nel 2013, ma l’accordo tra Parlamento e Consiglio si è raggiunto solo nel dicembre 2015. La posizione adottata ora dal Consiglio conferma quanto stabilito con il Parlamento e le nuove regole entreranno in vigore probabilmente ad agosto 2016, dopo la seconda lettura del Parlamento. La presidenza olandese del Consiglio dell’Ue, insieme con l’Agenzia per la Sicurezza delle Reti e dell’Informazione (ENISA), stanno già preparando linee guida per l’implementazione della Direttiva. |
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European Innovation Council: primi risultati della consultazione pubblica lanciata dalla Commissione europeaDopo la chiusura, lo scorso 29 aprile, della Call for ideas volta a raccogliere contributi e suggerimenti da parte di tutti gli stakeholders sulla possibile ratio e i possibili obiettivi dello European Innovation Council (EIC), la Commissione ha recentemente pubblicato alcuni primi dati sulla consultazione che ha raccolto più di mille risposte e oltre 170 documenti di posizione, molti dei quali sono stati caricati sulla pagina pagina web dedicata.
Secondo una prima analisi svolta dalla Commissione:
Il commissario Moedas ha espresso soddisfazione per i primi risultati della consultazione che a suo avviso dimostrano il forte interesse nei confronti del concetto di EIC da parte della comunità dell’innovazione. L’analisi delle risposte proseguirà nelle prossime settimane e costituirà la base per un primo documento che sarà pubblicato nel mese di giugno.
Al fine di contribuire alla call for ideas, Confindustria ha lavorato ad un documento volto a raccogliere una serie di prime riflessioni del Sistema sull’EIC. Tale documento è stato condiviso all’interno del GIURI (il Gruppo Informale di Uffici di Rappresentanza Italiani attivi a Bruxelles sui temi della R&I) che ha lavorato ad una versione ulteriore, arricchita dei commenti formulati da vari soggetti (tra cui CNR, ENEA, APRE, Università Cattolica di Milano, Unioncamere Veneto, Intesa San Paolo). La versione finale del documento del GIURI è stato pubblicato sulla pagina web dedicata all’EIC della Commissione. Inoltre, Confindustria ha trasmesso il documento ai servizi competenti della Commissione (gabinetto Moedas e DG R&I) sottolineando come Confindustria, membro del GIURI, abbiacontribuito attivamente all’elaborazione del paper e che ne condividiamo e sosteniamo i contenuti.
Tra i soggetti italiani che hanno trasmesso un proprio documento di posizione al momento figurano nella pagina web: APRE, CNR, Università Cattolica di Milano, ASTER, Fondazione Bruno Kessler. A livello europeo, è stato inviato un contributo anche da parte di BUSINESSEUROPE.
Continueremo a monitorare gli sviluppi su questo fronte e a contribuire attivamente alle ulteriori riflessioni e proposte che saranno formulate.
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Lente sull'UE n. 44 - Pacchetto sull'e-commerce transfrontalieroNella sezione "Newsletter UE", troverete la Lente sull'UE n.44 dedicata al pacchetto legislativo sull'e-commerce transfrontaliero.
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Report sui progressi digitali nell’UE per l’anno 2016Ieri la Commissione europea ha pubblicato il Report sui progressi digitali nell’UE per l’anno 2016. L’analisi dimostra come gli Stati membri si trovino in fasi molto diverse nello sviluppo dell’economia digitale: se i paesi nordici sono addirittura tra i più avanzati al mondo (per la prima volta, infatti, la Commissione ha messo a confronto le performance europee con quelle dei concorrenti internazionali nel rapporto “I-DESI”), altri paesi hanno ancora un importante gap da colmare. Il Report prende in considerazione cinque diversi aspetti: 1. connettività, 2. competenze digitali, 3. uso di internet, 4. integrazione della tecnologia digitale da parte delle imprese, 5. servizi pubblici digitali e contiene una serie di rapporti sulle performance nazionali. A questo link, il report specifico per l’Italia: https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/scoreboard/italy In sintesi, i principali progressi registrati rispetto all’anno precedente riguardano: - la rete Internet e mobile più veloce; - una più ampia gamma di servizi online offerti dalle amministrazioni pubbliche; - un aumento del numero dei cittadini che acquistano online. Con riferimento alla “connettività”, il report mostra come Belgio, Paesi Bassi e Malta siano leader in Europa nella diffusione della banda larga, mentre Croazia, Grecia, Italia e Cipro siano in fondo alla lista. Quanto alla copertura con tecnologie a banda larga veloci (accesso di nuova generazione - NGA), anche in questo caso, Malta, Belgio, Olanda e Lituania sono i migliori con una copertura di almeno il 95%, mentre la Grecia, l’Italia e la Francia sono al di sotto del 50%. Per quanto riguarda il “Capitale umano”, il 76% dei cittadini UE utilizza Internet regolarmente ma il 45% non ha ancora le competenze digitali di base. Inoltre, se da un lato l’occupazione dei professionisti ICT è cresciuta di oltre il 4% all’anno negli ultimi dieci anni, i laureati ICT sono diminuiti ancora del 40%. L’Italia si trova al 24° posto tra i paesi dell’UE con riferimento al “Capitale Umano”. Come ricorda la Commissione, “l’Italia non può sperare di cogliere appieno i benefici dell'economia digitale fino a quando un terzo della sua popolazione continua a non utilizzare regolarmente Internet” (monito che non è cambiato purtroppo dall’anno scorso). Se da un lato, infatti, la percentuale di utenti regolari di Internet è cresciuta di 4 punti percentuali, dall’altro almeno il 31% di questi utenti abituali manca ancora di competenze digitali di base. La principale causa di questa mancanza di competenze digitali, secondo la Commissione, è da ricercarsi, anche quest’anno, nel basso livello di istruzione della popolazione italiana (solo il 42% della popolazione ha un livello di istruzione superiore alla secondaria inferiore, il quarto valore più basso nell’EU28), e della quota importante di popolazione in età avanzata. Rimane basso anche il numero di laureati STEM e di specialisti ICT. Quanto all’utilizzo di Internet da parte dei cittadini e delle imprese, la Commissione ha registrato un leggero progresso nella vendita online da parte delle imprese europee. Il 16,7% vende online, con un incremento di soli 3,5 punti percentuali in cinque anni. Le grandi aziende sono le più attive con il 38%. Questi dati indicano quindi l’aumento del divario nell’e-commerce tra le PMI e le grandi imprese. Nell’utilizzo di Internet da parte dei cittadini, purtroppo, l’Italia è all’ultimo posto nell’UE. I motivi sarebbero da ricercarsi, secondo la Commissione, nell’ulteriore diffusione di contenuti a pagamento (che scoraggia i lettori occasionali) e nell’ampliamento della “popolazione Internet” (che include quindi anche utenti con livelli di istruzione più bassi). Nell’integrazione della tecnologia digitale da parte delle imprese, invece, l’Italia è al 20° posto nell’UE. Le imprese italiane non registrano molti progressi nello sviluppare soluzioni di eBusiness, ma il canale di vendita e-commerce sta guadagnando importanza. Positivi infine i dati sullo sviluppo dell’eGovernment nell’UE. I report nazionali mostrano anche alcune buone pratiche nei vari Stati membri; tra questi si citano i sistemi di identità elettronica in Italia e Ungheria. Il rapporto descrive anche il contributo offerto dal programma Horizon 2020 allo sviluppo dell’ICT. Nei suoi primi due anni di attuazione, H2020 ha stanziato 2.4 miliardi di euro di finanziamenti a 850 progetti nel campo delle TIC, attirando 3.312 organizzazioni. Reti del futuro, sistemi cognitivi e robotica sono le aree di ricerca che attraggono il maggior numero di partecipanti. In termini assoluti, la Germania e il Regno Unito sono in questo campo i più grandi beneficiari di fondi UE, ma la Grecia e Slovenia sono i paesi con il più alto finanziamento in relazione alle dimensioni del loro settore ICT.
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Seminari sulle politiche ed i programmi europei per l'anno 2016Pubblicata sul sito della Delegazione di Confindustria di Bruxelles la lista dei seminari di approfondimento sulle politiche ed i programmi europei d'interesse per il Sistema, per l'anno 2016: http://www.confindustria.eu/it/categoria/5-i_seminari_della_delegazione |