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Oggi in Europa - Rassegna stampa del 29 luglio 2015 |
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ACCADE all'UE n.271
Giuliana Pennisi
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A Midsummer Night Dream (or Nightmare Lo scorso 15 luglio, nell'ultima riunione, o quasi, prima della lunga pausa estiva, la Commissione europea ha presentato con il Summer Package la proposta di revisione della Direttiva europea 2003/87/CE e successive modifiche, inerente lo schema di scambio di quote di emissione di CO2 (Emissions Trading Scheme). Si tratta della prima misura legislativa adottata dalla Commissione europea per il conseguimento da parte dell’UE dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 40% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030 stabilito dal Consiglio europeo a ottobre 2014. Il contributo di riduzione di emissioni da parte del settore industriale europeo sottoposto alla Direttiva sarà del 43% (rispetto ai livelli del 2005). Tale proposta ha ovviamente un’importanza strategica per il nostro sistema industriale, visto che riguarda il 70% del nostro settore manifatturiero. In occasione dell’accordo politico sugli obiettivi climatici ed energetici al 2030, Confindustria aveva ribadito come l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 43% entro il 2030 fosse estremamente ambizioso per l’industria, sia in considerazione del livello di efficienza già raggiunto dalle imprese italiane, sia del rischio di ulteriore perdita di competitività globale alla luce dell’unilateralità dello sforzo dell’industria europea rispetto ai concorrenti stranieri. Più volte è stato ribadito, insieme a tutta l'industria europea, che gli obiettivi ambientali dovranno essere compatibili con l’obiettivo europeo di rilanciare la crescita attraverso il rafforzamento della competitività dell'industria. Questo punto di vista era stato recepito dalle Conclusioni del Consiglio europeo di ottobre 2014, che hanno dichiarato la necessità di mantenere un livello di protezione elevato per i settori a rischio di perdita di competitività globale, declinando alcuni principi nella definizione delle misure post-2020 per la protezione dal rischio di carbon leakage diretto e indiretto, al fine di assicurare condizioni di parità sia nei confronti dei partner esterni, che all’interno del mercato UE. La proposta presentata dalla Commissione europea, invece, disattende il forte mandato politico delle Conclusioni del Consiglio di ottobre. Non risolvendo alcune lacune intrinseche nella Direttiva, rischia di aggravare sia la perdita di competitività delle nostre industrie a livello globale, che le distorsioni all’interno dell’UE.
E questo in particolare sia per quanto riguarda le quote di emissioni assegnate a titolo gratuito all'industria per proteggerla dal rischio di carbon leakage, che per la compensazione dei costi indiretti, cioè il trasferimento del prezzo della CO2 sul costo dell’energia. Sotto questo aspetto, infatti, la Commissione ha lasciato immutato il quadro normativo (aiuti di Stato), nonostante il richiamo del Consiglio europeo e il forte appello unanime del Parlamento europeo nell’accordo politico lo scorso maggio sulla creazione di una Market Stability Reserve per un sistema di compensazione dei costi indiretti armonizzato a livello europeo che eviti distorsioni interne. Sul primo punto, i nuovi criteri per la definizione del rischio carbon leakage proposti dalla Commissione riducono di due terzi la lista dei settori eleggibili. Ciò significa che un’ampia parte di settori e sotto-settori nelle filiere direttamente coinvolte dalle politiche di riduzione delle emissioni rischiano di non avere una protezione sufficiente nel periodo 2020-2030. Inoltre, per via di una diminuzione progressiva delle quote per l’industria, neanche le istallazioni più efficienti a livello europeo potranno ricevere la massima copertura alla quale avrebbero diritto. Il modello europeo di lotta ai cambiamenti climatici fondato sull’Emission Trading non potrà affermarsi a livello globale e non sarà seguito dai nostri partner nel negoziato internazionale se avrà come effetto un indebolimento generale del tessuto industriale e dell’economia. Ecco perché è importante che nel corso dell'iter legislativo di approvazione della proposta, da parte di Parlamento europeo e Consiglio possano intervenire importanti "correzioni di rotta".
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana Come si evince anche dalla mancanza di segnalazioni per quanto riguarda questa settimana, l’attività delle istituzioni comunitarie è ormai calata per la pausa estiva.
Per questo motivo, l’Accade all’UE di questa settimana comprende sostanzialmente solo il resoconto di quanto accaduto settimana scorsa.
Matteo Borsani
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La Commissione UE presenta il Summer PackageIl Pacchetto di misure adottato il 15 luglio dalla Commissione Europea (“Summer Package") segna una tappa importante nel programma presentato a febbraio nella Comunicazione sulla creazionee="font-family: arial, helvetica, sans-serif">http://europa.eu/rapid/press-release_IP-15-5358_en.htm NEW DEAL FOR CONSUMERS http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-15-5351_en.htm ENERGY EFFICIENT LABEL REVISION |
Oggi in Europa - Rassegna stampa del 20 luglio 2015Pubblicata la rassegna stampa a cura della Delegazione di Bruxelles: http://www.confindustria.eu/it/item/6774-Oggi_in_Europa___Rassegna_Stampa_del_20_luglio_2015 |
Oggi in Europa - Rassegna stampa del 17 luglio 2015Pubblicata la rassegna stampa della delegazione di Bruxelles - http://www.confindustria.eu/it/item/6769-Oggi_in_Europa___Rassegna_Stampa_del_17_luglio_2015 |
Nota di aggiornamento sui progetti italiani - settore Trasporti - finanziati dal bando CEF del settembre 2014 (luglio 2015)Il 29 giugno, nell'ambito dei primi inviti a presentare proposte per l’implementazione del Meccanismo per collegare l'Europa - MCE (Connecting Europe Facilily - CEF), la Commissione europea ha approvato 13,1 miliardi di euro di finanziamenti, da destinare a 276 progetti di trasporto. L'investimento Ue approvato il 29 giugno dovrebbe consentire di sbloccare ulteriori cofinanziamenti pubblici e privati, per un importo complessivo, stimato dalla Commissione, di 28,8 miliardi. Nella sezione "Commissione europea" troverete una nota di approfondimento sul tema e la relativa presentazione in power point della Commissione. |
Presidenza lussemburghese dell'UEOnline, nella sezione "Consiglio europeo", il documento contenente le priorità della Presidenza lussemburghese del Consiglio dell'UE e il calendario degi incontri istituzionali |
ACCADE ALL'UE n.269
Finale di partita
Si sta giocando in queste ore la partita cruciale relativa alla permanenza della Grecia nella zona euro e agli scenari che una sua uscita potrebbe comportare, sia a livello finanziario che, soprattutto, a quello geopolitico. Dopo la larga vittoria del “no” domenica sera, accolta, come era evidente, senza particolare favore dalla gran parte dei governi e delle istituzioni UE, nonostante l’uscita di scena di Varoufakis non sembra possano venire da Atene proposte in grado di superare il muro di incomprensioni, risentimenti e calcoli asimmetrici alzatosi in questi mesi soprattutto con Berlino e altre capitali dell’Est e Nord Europa. Vedremo se fra la riunione straordinaria di stasera dell’Eurogruppo e il Consiglio UE di giovedì maturerà la volontà di vedere la questione greca nel contesto più ampio della tenuta del progetto europeo nel suo complesso, e se l’esplosione drammatica delle crisi greca potrà permettere di porre sul tavolo il quesito sulla fondatezza delle politiche di austerità perseguite sin qui. L’ipotesi più probabile è che prevarrà, invece, l’idea che sia impossibile, anche per ragioni personali, rimettersi a negoziare con l’attuale governo greco e che sia più salutare per il resto dei paesi dell’eurozona che la Grecia lasci. Per farlo, naturalmente, basta che la BCE non attivi nessun piano straordinario ed ecco che, già dal 20 luglio, la Grecia si troverebbe in default anche verso questa istituzione. Non sono molti i fautori del primo scenario. L’Italia è fra questi, ma la stessa Francia ha iniziato a prenderne le distanze. La Commissione è in mezzo al guado e occorrerà aspettare il primo vero faccia a faccia dei dirigenti europei per capire come andrà a finire. TTIP: voto importante al Parlamento europeo Mercoledì il Parlamento europeo riunito in seduta plenaria si pronuncerà infine, dopo vari stop and go, sui negoziati tra Europa e Stati Uniti in merito al TTIP. L’intenzione di Strasburgo è quella di influenzare l’iter negoziale evidenziando una serie di paletti oltre i quali il PE, a tempo debito, potrebbe non concedere la ratifica dell’eventuale testo su cui USA e UE fossero d’accordo. La principale posta in gioco riguarda, come si sa, i tribunali arbitrali indipendenti preposti a dirimere eventuali controversie tra investitori privati e Paesi membri, che da molti mesi sono al centro di una vera e propria campagna politica che vuole la loro eliminazione.
Un mese e mezzo fa, la Commissione europea ha proposto di rivedere il meccanismo per favorire, a termine, l’istituzione di una corte arbitraria permanente. Intanto, è probabile che domani passi un emendamento che chiede di abolirli, seppur con una frase suffiecentemente ambigua per non escludere forme diverse di tutela degli investitori. Proprio la settimana prossima inizierà un nuovo round negoziale e vedremo come gli americani reagiranno a questa pronuncia del PE, priva nell’immediato di effetti giuridici vincolanti, ma carica di significato politico.
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana Questa settimana, anche se il Parlamento europeo sarà riunito in seduta plenaria a Strasburgo, l'attenzione resterà in gran parte concentrata su Bruxelles, dove martedì si riunirà l'Eurogruppo e giovedì i Capi di Stato e di Governo. All'ordine del giorno un solo punto, ma di importanza capitale per il futuro dell'Unione (per un commento si rimanda all'editoriale) la crisi greca e le possibili vie di uscita. Ovviamente di questo si parlerà anche in Plenaria, mercoledì mattina, anche se il Parlamento europeo sembra relegato a un ruolo piuttosto marginale in questo dibattito, che ha più che mai riportato il centro di potere europeo a Berlino e a Parigi.
"Grexit" a parte, l'ordine del giorno della Plenaria contempla, forse per la prima volta dall'inizio, un anno fa, della legislatura, numerosi punti di interesse per l'industria: - il rapporto dell'On. Lange sul TTIP: una relazione che ha scaldato molto gli animi dei parlamentari, e che sembra aver finalmente trovato una via d'uscita all'impasse che si era manifestato durante la precendente plenaria, attraverso un emendamento presentato dal Presidente del PE, Martin Schultz, riguardante l'aspetto più controverso: l'ISDS. Il rapporto dell'On. Cofferati sulla riforma della Direttiva sui diritti degli azionisti: molti angoli sono stati smussati e i principali gruppi politici hanno trovato un accordo, che dovrebbe essere ratificato in plenaria senza problemi. Ma l'accordo non riguarda il punto più controverso: il CBCR, vale a dire l'obbligo per le grandi aziende (e la definizione di "grandi aziende" non é limitata alle società quotate) di dichiarare una serie di dati finanziari in tutti gli Stati (dell'Ue o terzi) nei quali hanno una sede. Vedremo su questo punto come andrà a finire. Il rapporto dell'On. Pietikainen sull'efficenza energetica e l'economia circolare: si tratta di un rapporto non legislativo, ma con una forte carica politica.
Completano il quadro due voti scontati ma degni di nota: la modifica di bilancio che recepisce l'accordo sul Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (EFSI), vale a dire il c.d. "Piano Juncker" e il rapporto dell'On. Belet sulla Market Stability Reserve (MSR).
Matteo Borsani |
ACCADE all'UE n.268
Giuliana Pennisi
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Dopo questo travagliato fine settimana e un Consiglio europeo non meno convulso, si ha come l’impressione che si sia “rotto qualcosa” che sarà molto difficile recuperare. Si è rotta innanzitutto la convinzione che i Capi di Stato e di Governo, una volta tutti insieme, erano sempre in grado di comporre quello a cui le burocrazie e gli stessi Ministri di settore non riuscivano a venire a capo. E che insomma c’era sempre un ultimo ricorso che tutto appianava e tutto risolveva. Così non è stato nel caso greco, e anche sull’immigrazione l’accordo “a minima” è stato raggiunto dopo un diverbio di varie ore in cui, per dirla eufemisticamente, “sono volati stracci” che lasceranno tracce durature fra Tusk e Juncker, fra Tusk e Federica Mogherini, fra paesi dell'Est e baltici e Matteo Renzi eccetera. Ma quello che si è rotto in modo ancora più traumatico, forse, è l’idea stessa di un’Europa “comunità di destino”; a trattare del caso greco è stato più un Consiglio d’Amministrazione impegnato a fare calcoli sul dare/avere a e rimproverare, anche legittimamente, al Governo greco ritardi e lacune, ma senza quella sufficiente visione “politica” necessaria per evitare lo scenario drammatico attuale. Per quanto riguarda la Grecia, oggi, tutto può ancora succedere: può accadere, ad esempio, che il referendum del 5 luglio sconfessi gli appelli del Governo e accetti il piano di ristrutturazione chiesto da Bruxelles. O può accadere davvero lo scenario più estremo, e cioè l’uscita della Grecia non tanto e non solo dalla zona euro, ma dall’Unione europea, il che porterebbe conseguenze a catena facilmente immaginabili. Non a caso la Merkel, presa fra due fuochi, quello dei falchi del suo partito e non solo, e dal suo ruolo di “madre nobile” dell’Europa, afferma che se fallisce l’euro fallisce l’Europa. E naturalmente la questione greca monopolizzerà l'attenzione tutta la settimana, anche se sono molteplici gli altri dossier di attualità, dall'immigrazione al TTIP o all'avvio, il 1° luglio, del semestre di presidenza lussemburghese. Ma, appunto, il caso greco investe il problema del fine ultimo della costruzione europea: l’Europa è un bene comune o un fardello da sopportare, per alcuni, e semplice cassa dalla quale ritirare dividendi, per altri?
Questa è la vera posta in gioco che il caso greco e tutte le sue implicazioni hanno fatto esplodere. “Oportet ut scandala eveniant” dice del resto il Vangelo, passo particolarmente adatto alla fase decisiva che si apre.
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana In una settimana cruciale per le sorti della Grecia nell’Euro, gli eventi ufficiali delle istituzioni europee non sono poi molti. Al Parlamento europeo si riuniranno i gruppi politici, per preparare la plenaria di Strasburgo (il piatto forte sarà la Direttiva sui diritti degli azionisti, alla quale si potrebbe aggiungere, forse, il TTIP) ed alcune commissioni parlamentari. Tra queste, segnaliamo la commissione INTA, che deciderà appunto di inviare di nuovo in plenaria gli emendamenti che non erano stati votati in giugno, e la commissione TAXE, dove interverranno il Presidente Juncker e il Commissario Moscovici per parlare del Piano d’azione per un’equa tassazione delle imprese. In Consiglio, la settimana vedrà l’avvicendarsi tra la Presidenza lettone e quella lussemburghese, che inizierà mercoledì 1 luglio, per concludersi a fine 2015. Infine, lunedì si svolgerà il summit UE-Cina, al quale parteciperà anche il Primo Ministro cinese Li Keqiang, nel quarantesimo anniversario dell’inizio delle relazioni EU – Cina. Per scaricare la dichiarazione finale del Summit, cliccare qui.
Matteo Borsani
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