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Seminario Coesione Confindustria e Commissione Europea_6 ottobre
Confindustria e Commissione europea organizzano il prossimo 6 ottobre un Seminario sulla politica di coesione. Prendendo spunto dalla presentazione del Sesto rapporto sulla Coesione economica e sociale si intende promuovere un dibattito sulla politica stessa, sui suoi risultati, sulla sua capacità di promuovere la crescita e lo sviluppo, sui limiti e le sue criticità, su scala europea e nazionale.
Il Seminario si terrà il prossimo 6 ottobre a Roma, presso la sede confederale (Viale dell’Astronomia, 30, Roma – Sala Pininfarina), dalle ore 10 alle ore 13.
In allegato il programma dell'evento
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Audizione al Parlamento europeo del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Coesione territoriale Graziano DelrioNel pomeriggio del 22 settembre la commissione per lo sviluppo regionale (REGI) ha ospitato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Coesione territoriale Graziano Delrio per la presentazione delle linee guida della Presidenza italiana sulla politica di Coesione UE. Nel suo intervento, Delrio ha posto l’accento sulla politica di Coesione come politica di sviluppo e di investimenti, a cui è riservato ben 1/3 del bilancio UE (366 miliardi di euro a prezzi correnti, 450 miliardi se si aggiunge il cofinanziamento nazionale). Trattandosi di una politica di sviluppo, la politica di Coesione è strettamente legata alla strategia Europa 2020 che, a sua volta, deve essere utilizzata come strumento utile a sfruttare a pieno il potenziale della coesione. Ma soprattutto - ha ricordato Delrio - è una politica di investimenti, motivo per cui è importante, in questa fase, alimentare il dibattito sul ragionevole scorporo delle spese per il cofinanziamento nazionale per investimenti realizzati nell’ambito dei fondi strutturali dal calcolo del deficit. Come ha ricordato Delrio, le spese per il cofinanziamento nazionale sono, infatti, degli investimenti già “concordati” a livello europeo con la Commissione, pertanto la riflessione su un loro scorporo dal calcolo del deficit è necessaria e coerente a un piano UE di rilancio della crescita. Delrio ha precisato che non si sta «ragionando su come ottenere una libertà dai vincoli di Bilancio, ma sul fatto che il Patto di stabilità e crescita possa e debba essere interpretato secondo le sue due denominazioni, che sono appunto “stabilità” e “crescita”». «Il Governo italiano - ha continuato Delrio – ritiene che il sostegno agli investimenti per la crescita non sia contrario alla disciplina di Bilancio, anzi può aiutare a migliorare il PIL e gli altri parametri della governance economica UE». Il tema dell’esclusione del cofinanziamento nazionale dal calcolo del deficit, insieme al dibattito sul meccanismo della macrocondizionalità, saranno all’ordine del giorno del Consiglio informale sulla politica di Coesione che si terrà il 10 ottobre, a Milano. In questo contesto, la Sesta relazione sulla Coesione UE sarà una validissima base per alimentare il dibattito sul legame tra politica di Coesione, governance economica e revisione della strategia Europa2020. Delrio si è quindi soffermato su alcuni aspetti chiave della politica di Coesione riformata, quali l’attenzione alla qualità e all’efficacia degli investimenti, il maggior orientamento ai risultati, l’accresciuta attenzione al partenariato - spesso, il vero nodo del successo della Coesione -. Adesso, toccherà al PE e al Consiglio rendere effettivi tali cambiamenti. La Presidenza italiana si impegnerà, da parte sua, a facilitare l’entrata in vigore degli Atti delegati previsti dal Regolamento e che la Commissione europea adotterà proprio durante il Semestre italiano. Inoltre, il Governo italiano intende promuovere un dibattito politico strutturato in tema di coesione, perché in quanto politica di sviluppo, di investimenti e funzionale al raggiungimento degli obiettivi di Europa2020, merita un dibattito politico in sede di Consiglio che sia formale e regolare. A tal fine, la Presidenza italiana ha previsto per il 19 novembre una sessione interamente dedicata alla politica di Coesione in seno al consiglio Affari generali. Gli interventi in aula si sono concentrati, in particolare, su: 1. le difficoltà cui rischia di dover far fronte il bilancio UE nel pagare le fatture dei progetti giunti a scadenza e nell’onorare tutti gli impegni; 2. La Garanzia per i giovani; 3. Il sostengo al settore del turismo; 4. Il drammatico calo degli investimenti (media UE del 20%); 5. I vincoli del Patto di stabilità. Sul primo punto, Delrio ha ribadito come il tema dei pagamenti sia fondamentale per l’efficacia della politica di Coesione: gli impegni senza un budget a disposizione sono privi di significato. La Presidenza italiana è consapevole che con un bilancio UE d’austerity per il 2015, c'è da risolvere il nodo del taglio di oltre un miliardo di impegni di pagamento e farà «di tutto per darvi un’attenzione prioritaria», a cominciare dal trattare l’argomento in occasione della riunione informale dei ministri della Coesione, il 10 ottobre, e della riunione del consiglio Affari generali del 19 novembre. A rischio ci sono, infatti, regioni e Stati che devono incassare i fondi già spesi per il 2007-2013. Quanto alla Garanzia Giovani, Delrio sostiene che il problema principale risieda nella frammentazione e nella diversità di attuazione della Garanzia Giovani, che ha creato una distinzione tra le Regioni che meglio hanno compreso le potenzialità del Programma europeo, e quelle che invece sono ancora indietro nella sua predisposizione. Riguardo al turismo, Delrio ha evidenziato come le strategie macroregionali possano rappresentare un’importante opportunità per il settore; a tal proposito, Delrio ha ricordato che il Consiglio dovrebbe adottare le conclusioni sulla macroregione Adriatico-Ionica durante la Presidenza italiana. Infine, sul piano strettamente nazionale, Delrio ha riferito che l’Italia ha praticamente chiuso l’Accordo di partenariato con la Commissione europea sulla programmazione dei fondi per il periodo 2014-2020. |
AIUTI DI STATO: LA COMMISSIONE APPROVA LA CARTA DEGLI AIUTI A FINALITA’ REGIONALE 2014-2020La Commissione europea ha approvato la Carta italiana degli aiuti di Stato a finalità regionale 2014 – 2020. La Carta è stata composta secondo i criteri definiti negli Orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato a finalità regionale, e definisce le zone che possono beneficiare di aiuti regionali agli investimenti e i livelli massimi di aiuto per le imprese nelle regioni ammissibili per il periodo dal 1° luglio 2014 al 31 dicembre 2020. Ricordiamo che l’articolo 107.3.a. del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) consente agli Stati membri di concedere aiuti di Stato per promuovere lo sviluppo economico delle regioni ove il tenore di vita sia anormalmente basso, oppure con una grave forma di sottoccupazione. Gli orientamenti sugli aiuti regionali definiscono queste aree come le regioni con un PIL pro capite inferiore al 75% della media UE. Nella Carta adottata sono 5 le Regioni che continueranno a beneficiare di aiuti agli investimenti grazie a questa deroga (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), con un'intensità massima di aiuto del 25% per le grandi imprese, che può essere maggiorata di un massimo di 20 punti percentuali per le piccole imprese o di un massimo di 10 punti percentuali per le imprese di medie dimensioni. Ai sensi dell'articolo 107.3.c. del TFUE, anche altre aree che sono più svantaggiate rispetto alla media nazionale o comunitaria (ma con un PIL pro capite superiore al 75% della media UE) possono beneficiare di aiuti regionali a condizione che siano rispettati determinati criteri e dall’interno di un massimale globale di copertura della popolazione. Poiché queste regioni sono aree meno svantaggiate, hanno una portata geografica e un'intensità più limitate. Le zone ricadenti in tali tipologie, che possono beneficiare di aiuti regionali agli investimenti con un’intensità massima del 10% per le grandi imprese (che può essere maggiorata di un massimo di 20 punti percentuali per le piccole imprese o di un massimo di 10 punti percentuali per le imprese di medie dimensioni) sono 25 e coprono il 5,03% della popolazione italiana. La carta degli aiuti regionali per il periodo 2014-2020 non è significativamente diversa da quella del periodo precedente. La copertura totale della popolazione è molto simile (34,07% della popolazione totale dell’Italia rispetto al 34,1% del periodo precedente). Le cinque regioni di cui all'articolo 107.3.a. del TFUE sono le stesse, con una leggera riduzione dell'intensità massima di aiuto per gli investimenti delle grandi imprese dal 30% al 25%, in linea con le disposizioni dei nuovi orientamenti. La copertura della popolazione delle zone ai sensi dell'articolo 107.3.c. del TFUE è leggermente aumentata (3.042.000 abitanti nella nuova carta degli aiuti regionali rispetto a 2.280.000 della precedente), mentre in alcune di queste zone l’intensità massima è scesa dal 15% al 10%, in linea con l'obiettivo degli orientamenti sugli aiuti regionali di sostenere prioritariamente le regioni più svantaggiate d'Europa. La lista dei Comuni che potranno beneficiare delle deroghe sarà pubblicata nei prossimi giorni dalla Commissione Europea. |
Il Consiglio Affari generali adotta le conclusioni sulla strategia UE per la macroregione adriatico-ionicaIl 29 settembre 2014, il Consiglio Affari generali, presieduto dal sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, ha adottato le conclusioni sulla comunicazione della Commissione europea sulla strategia dell’UE per la regione adriatica e ionica (EUSAIR), il cui obiettivo sarà quello di affrontare sfide comuni in una determinata area geografica in cui è possibile rafforzare la cooperazione tra Stati membri e paesi terzi, al fine di conseguire la coesione economica, sociale e territoriale dell’area in questione. La strategia dell’UE per la regione adriatica e ionica ha lo scopo, in particolare, di supportare la cooperazione tra gli otto paesi partecipanti (Croazia, Grecia, Italia, Slovenia, Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia) a beneficio di 70 milioni di cittadini. Le aree di cooperazione includono, tra l’altro: l’economia marittima, la conservazione dell’ambiente marino, il trasporto, i collegamenti energetici e il turismo sostenibile. Nelle conclusioni, i ministri riconoscono il potenziale della strategia macro-regionale in questione nell’affrontare le sfide comuni beneficiando di una cooperazione rafforzata, grazie a un approccio integrato e place-based che permette di contribuire al meglio allo sviluppo economico, sociale e alla coesione territoriale dell’UE, nonché a promuovere la crescita e la creazione di posti di lavoro; riconoscono altresì come l’EUSAIR abbia la capacità di contribuire al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 e al rafforzamento delle politiche trasversali dell’UE, nonché a una maggiore integrazione del mercato interno. Riconoscendo nelle strategie macroregionali dei processi dinamici, i ministri ribadiscono che la strategia resterà aperta a sviluppi futuri. Il Consiglio sottolinea, inoltre, come le strategie macro-regionali si basino sul principio “no a nuovi fondi UE”, poiché richiedono un uso ottimale delle risorse finanziarie esistenti, un miglior utilizzo delle istituzioni esistenti e una migliore attuazione della normativa in vigore. Quanto ai compiti della Commissione, questa sarà chiamata a giocare un ruolo di guida nel coordinamento strategico della strategia, in partenariato con i paesi partecipanti e sulla base del principio di sussidiarietà; a garantire che la strategia venga presa in considerazione nelle iniziative politiche dell’UE, tenendo conto delle esigenze specifiche della Regione Adriatica e Ionica; a sostenere gli obiettivi della strategia e l’attuazione delle azioni concordate, promuovendo il coordinamento dei fondi UE esistenti e il pieno ed efficace coinvolgimento dei paesi terzi che partecipano alla strategia. La Commissione dovrà inoltre garantire il coinvolgimento delle altre Istituzioni UE, in particolare del Parlamento europeo, del Comitato delle regioni e del Comitato economico e sociale europeo, lungo tutto l’iter di attuazione della strategia; dovrà quindi promuovere, anche con il sostegno di Eurostat, la raccolta di dati affidabili e comparabili con riferimento a tale Regione e incoraggiare una partecipazione effettiva dei soggetti interessati e dei partner in tutte le fasi di attuazione della strategia. Da parte loro, gli Stati membri che partecipano alla strategia dovranno impegnarsi a: garantire la definizione, nei rispettivi paesi, delle condizioni chiave per lo sfruttamento del valore aggiunto della strategia; tenere in debito conto la strategia nella gestione dei fondi UE a livello nazionale e regionale; istituire, entro la fine del 2014, in collaborazione con la Commissione e i paesi terzi, un sistema efficace di governance multilivello per l'attuazione della strategia, nel pieno rispetto dell'architettura istituzionale dei paesi partecipanti. La strategia dell'UE per la regione adriatica e ionica dovrebbe adesso essere approvata dal Consiglio europeo del 23-24 ottobre. Si tratterebbe della terza strategia macroregionale dell'Unione europea, dopo quella per la regione del Mar Baltico (2009) e per la regione del Danubio (2011). |
Comitato Europeo delle Regioni: Dichiarazione di Torino su crescita verde e investimenti
Il Comitato Europeo delle Regioni, riunito lo scorso 12 settembre a Torino, ha adottato una Dichiarazione, in linea con la strategia Europa 2020, per una crescita verde sostenibile delle città e delle regioni d’Europa ed il rilancio degli investimenti, escludendo il cofinanziamento dei fondi strutturali dal Patto di Stabilità.
Nella Dichiarazione si evidenzia l’importanza di accrescere l’efficienza sotto il profilo delle risorse e della produttività e di favorire l’occupazione verde nei settori dell’energia e dei rifiuti.
In materia di energia, si sollecita in particolare il rilancio del sistema di scambio di quote di emissioni dei gas ad effetto serra (ETS) e si ribadisce la necessità di fissare obiettivi di efficienza energetica ambiziosi in un contesto normativo pluriennale stabile e coerente.
Sul tema degli investimenti, il Comitato chiede alle istituzioni europee e ai governi nazionali di assicurare la piena mobilitazione dei fondi strutturali europei escludendo dai conteggi del Patto di Stabilità la quota locale e regionale di cofinanziamento, al fine di bloccare il crollo degli investimenti negli enti locali e regionali europei che, dal 2010 a oggi, hanno subito un calo del 20%.
In questa prospettiva, il Comitato delle Regioni sottolinea la necessità di sfruttare appieno nuovi strumenti finanziari e partnership pubblico-privato per progetti infrastrutturali di larga scala, anche attivando linee di credito della Banca Europea degli Investimenti, espressamente dedicate agli enti locali. Si suggerisce inoltre di estendere l'iniziativa dei project bond europei ai programmi di efficienza energetica.
Il Comitato delle regioni (CdR) è l'Assemblea dei rappresentanti regionali e locali dell'UE, provenienti da tutti i 28 Stati membri. Il suo compito è quello di coinvolgere nel processo decisionale dell'Unione europea gli enti regionali e locali e le comunità che essi rappresentano e di informarli sulle politiche dell'UE. La Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio sono tenuti a consultare il CdR in relazione alle politiche europee che possono avere un'incidenza sulle regioni e le città. Il CdR può inoltre adire la Corte di giustizia per salvaguardare le proprie prerogative o se ritiene che un atto legislativo dell'UE violi il principio di sussidiarietà o non rispetti le competenze degli enti regionali o locali.
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