Si pubblica nella sezione "documenti" la versione integrale dell'ACCADE all'UE n. 229.
Scozia in o out
Occhi puntati sulla Scozia anche da Bruxelles questo giovedì per via del referendum che dovrà decidere sulla richiesta di staccarsi dal Regno Unito e diventare Stato indipendente.
La questione infatti non è puramente ed esclusivamente britannica, ma è suscettibile di avere, in caso di vittoria del si, profonde ripercussioni, e non solo per le più che probabili dimissioni del governo Cameron.
Infatti sono diverse le regioni europee che per motivi storici, cumulati con quelli economici, si sentono strette nell’attuale configurazione nazionale e a loro volta rivendicano, più o meno apertamente, l’indipendenza.
Il caso più eclatante è naturalmente quello della Catalogna, dove la settimana scorsa due milioni di persone (su un totale di poco più di sette milioni) hanno richiesto al Governo di Madrid di considerare legittimo il referendum che il potere regionale, la Generalitat, organizza sullo stesso argomento; ma poi ci sono le Fiandre, i Paesi Baschi, nonché le posizioni difese in Italia dalla Lega Nord.
La preoccupazione della Spagna e di altri Governi riguarda non solo l’impatto emotivo di un’eventuale vittoria del si, ma l’appartenenza o meno della Scozia all’UE. Per alcuni il fatto di separarsi dalla Gran Bretagna, mantenendo però intatto l’"acquis communautaire" renderebbe automatico l'"aggiungere un posto a tavola", mentre per altri la nascita di un nuovo Stato sovrano dovrebbe far iniziare ab novo le procedure di adesione, rinviandone magari alle calende greche la finalizzazione.
Partita a scacchi sulla flessibilità
Il Consiglio informale dei Ministri delle Finanze dell’UE di questo fine settimana non è riuscito a trovare un accordo su quanto era nelle ambizioni della vigilia: un "idem sentire" sulle misure necessarie per tornare a crescere stimolando la domanda interna e dando vita a piani concreti per gli investimenti.
Così sia le proposte avanzate dal Ministro Padoan che l’annunciato disegno franco-tedesco sono rimasti senza un seguito concreto e si tornerà in argomento nelle prossime settimane, anche alla luce dell’annunciato piano Juncker da 300 miliardi.
Piano Juncker sul quale a parole sono tutti d’accordo, ma che per i rigoristi si declina solo con un mix di fondi privati e riallocazione di risorse esistenti, mentre per altri è il contenitore a partire dal quale vanno iniettate proporzionalmente risorse nazionali aggiuntive.
È su questo scenario che si è inserita la scaramuccia con alcuni esponenti delle istituzioni UE che hanno tirato il freno sulle possibili deroghe da concedere all’Italia o ad altri Paesi in difficoltà, rispetto alle regole del Fiscal Compact.
Ad inquietare i leader europei, più che le dichiarazioni di Matteo Renzi, è stato nei giorni scorsi l’annuncio formale della Francia di non avere nessuna intenzione, nell’immediato, di seguire i moniti brussellesi, in particolare per il rientro del deficit pubblico, suscitando con ciò le vivaci proteste proprio dei Paesi che si sono ritrovati sotto procedura forzata in questi ultimi anni e che stanno faticosamente rimontando la china.
Sarà questa, verosimilmente, la "madre di tutte le battaglie" del semestre italiano, in attesa della presentazione alla Commissione europea entro il 15 ottobre della legge di stabilità per il 2015, e questo sta condizionando un po' tutto, tanto che è incerta persino la tenuta della conferenza sulla disoccupazione giovanile annunciata tempo fa da Renzi per l’inizio di ottobre prossimo.
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana dal 15 al 19 settembre 2014
La settimana sarà caratterizzata dalla Sessione plenaria del Parlamento europeo, che vede all’ordine del giorno l’approvazione dell’accordo di associazione commerciale tra l’UE e l’Ucraina (a seguito della crisi con la Russia, di drammatica attualità) e la presentazione dalla bozza di bilancio generale per il 2015. Inoltre, si segnala una dichiarazione della Commissione sul mercato unico digitale.
Inoltre, i deputati europei saranno impegnati a preparare le audizioni dei candidati Commissari, in programma per la settimana a cavallo tra settembre e ottobre a Bruxelles.
Da parte del Consiglio, si segnala il Consiglio informale Trasporti, Telecomunicazioni ed Energia, che si terrà in Italia il 16 e il 17 settembre.
La Commissione europea si riunirà presieduta da Barroso si riunirà a Strasburgo, ma non ci sono temi particolari da segnalare, ormai probabilmente dovremo aspettare che entri in funzione il nuovo collegio, il che potrebbe accadere, teoricamente, già all’inizio del mese di novembre.
Matteo Borsani