Scandalo Volkswagen
Lo scandalo scoperto in America della manipolazione dei dati sulle emissioni di gas nocivi da parte del parco macchine Volkswagen sta diventando estremamente complesso e preoccupante per le sue ricadute non solo economiche, ma anche etiche e psicologiche.
In attesa di conoscere i contorni effettivi della questione e sapere cioè quante vetture sono effettivamente coinvolte – e per questo sono partite inchieste sia di qua che di là dell’Oceano – naturalmente l’aspetto più rilevante è che sia proprio una casa automobilistica non solo fra le più importanti a livello mondiale ma anche fra quelle che più di altre hanno puntato sulla propria affidabilità per affermarsi sulla scena mondiale ad essere stata presa con le mani nel sacco.
Se a questo si aggiungono i rumours riguardo al fatto che il governo tedesco non potesse non ignorare la questione, e se si rammenta con quanta tenacia la Germania a livello europeo ha difeso con le unghie e con i denti il “buon diritto” dei produttori tedeschi a emettere gas di scarico ai limiti del consentito, si vede che la questione resterà d’attualità per un bel po’, rischiando di incrinare quell’immagine di serietà, rigore e integrità fin qui così bene veicolata dal paese leader dell’Unione europea e che il nome di questi valori ha inteso sin qui non far sconto a nessuno che questi stessi valori non rispettasse.
Immigrazione. Solo a metà del guado
L’accordo raggiunto ieri dai Ministri degli Interni dell’UE sulla ripartizione di 120 mila richiedenti asilo fra i paesi membri dell’Unione, con l’eccezione significativa di Regno Unito, Danimarca e Irlanda che da tempo hanno ottenuto su questa ed altre materie l’”opt out”, cioè la possibilità a priori di “tenersi fuori”, non deve trarre d’inganno sul fatto che la loro attribuzione effettiva e le modalità con le quali si effettuerà tale esercizio sono ancora da definire. È stato questo il compromesso che ha permesso di giungere ad un’intesa, pur se conseguita a maggioranza e col voto contrario di 4 paesi dell’Est Europeo. Questi ultimi infatti, e non solo loro, rifiutano per principio che sia la Commissione europea a dettare le regole – anche perché quest’ultima voleva che valessero anche per il futuro – preferendo che a mettersi d’accordo siano esclusivamente gli Stati membri, andando contro peraltro alla lettera dei Trattati che in materia d’asilo conferiscono proprio alle istituzioni dell’Unione competenze specifiche.
Della materia parleranno i capi di Stato e di Governo riuniti in un Consiglio europeo straordinario mercoledì 23 pomeriggio.
Un bel pasticcio insomma, non certo alleviato dalla notizia che a riferire in Parlamento europeo dell’esito del Vertice il prossimo 7 ottobre saranno Angela Merkel e François Hollande e non i presidenti del Consiglio Tusk e della Commissione Juncker.
La crisi dell’immigrazione insomma mette a dura prova i meccanismi e le regole comunitarie, oltre che naturalmente l’Accordo di Schengen: bypassarli per tamponare nell’immediato alla situazione non è detto che non costituisca a termine più un problema che una soluzione.
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana dal 21 al 25 settembre
L’evento della settimana sarà il vertice straordinario dei Capi di Stato e di Governo, convocato mercoledì 23 settembre per analizzare l’emergenza migranti.
In Parlamento, invece, si riuniscono le commissioni parlamentari. Tra i punti all’ordine del giorno segnaliamo la presenza del Presidente della BCE Mario Draghi in commissione ECON il prossimo 23 settembre, e la partecipazione del Ministro Padoan, martedì 22 settembe, presso la commissione speciale per gli accordi fiscali (TAXE) a un’audizione, assieme ai suoi omologhi di altri tre Stati membri.
Infine, in commissione Ambiente si voterà la relazione dell’On. Dess sulla riduzione delle emissioni inquinanti dei veicoli stradali.
Matteo Borsani
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