Rien ne va plus
Dopo questo travagliato fine settimana e un Consiglio europeo non meno convulso, si ha come l’impressione che si sia “rotto qualcosa” che sarà molto difficile recuperare.
Si è rotta innanzitutto la convinzione che i Capi di Stato e di Governo, una volta tutti insieme, erano sempre in grado di comporre quello a cui le burocrazie e gli stessi Ministri di settore non riuscivano a venire a capo.
E che insomma c’era sempre un ultimo ricorso che tutto appianava e tutto risolveva.
Così non è stato nel caso greco, e anche sull’immigrazione l’accordo “a minima” è stato raggiunto dopo un diverbio di varie ore in cui, per dirla eufemisticamente, “sono volati stracci” che lasceranno tracce durature fra Tusk e Juncker, fra Tusk e Federica Mogherini, fra paesi dell'Est e baltici e Matteo Renzi eccetera.
Ma quello che si è rotto in modo ancora più traumatico, forse, è l’idea stessa di un’Europa “comunità di destino”; a trattare del caso greco è stato più un Consiglio d’Amministrazione impegnato a fare calcoli sul dare/avere a e rimproverare, anche legittimamente, al Governo greco ritardi e lacune, ma senza quella sufficiente visione “politica” necessaria per evitare lo scenario drammatico attuale.
Per quanto riguarda la Grecia, oggi, tutto può ancora succedere: può accadere, ad esempio, che il referendum del 5 luglio sconfessi gli appelli del Governo e accetti il piano di ristrutturazione chiesto da Bruxelles. O può accadere davvero lo scenario più estremo, e cioè l’uscita della Grecia non tanto e non solo dalla zona euro, ma dall’Unione europea, il che porterebbe conseguenze a catena facilmente immaginabili.
Non a caso la Merkel, presa fra due fuochi, quello dei falchi del suo partito e non solo, e dal suo ruolo di “madre nobile” dell’Europa, afferma che se fallisce l’euro fallisce l’Europa.
E naturalmente la questione greca monopolizzerà l'attenzione tutta la settimana, anche se sono molteplici gli altri dossier di attualità, dall'immigrazione al TTIP o all'avvio, il 1° luglio, del semestre di presidenza lussemburghese.
Ma, appunto, il caso greco investe il problema del fine ultimo della costruzione europea: l’Europa è un bene comune o un fardello da sopportare, per alcuni, e semplice cassa dalla quale ritirare dividendi, per altri?
Questa è la vera posta in gioco che il caso greco e tutte le sue implicazioni hanno fatto esplodere.
“Oportet ut scandala eveniant” dice del resto il Vangelo, passo particolarmente adatto alla fase decisiva che si apre.
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana
In una settimana cruciale per le sorti della Grecia nell’Euro, gli eventi ufficiali delle istituzioni europee non sono poi molti. Al Parlamento europeo si riuniranno i gruppi politici, per preparare la plenaria di Strasburgo (il piatto forte sarà la Direttiva sui diritti degli azionisti, alla quale si potrebbe aggiungere, forse, il TTIP) ed alcune commissioni parlamentari.
Tra queste, segnaliamo la commissione INTA, che deciderà appunto di inviare di nuovo in plenaria gli emendamenti che non erano stati votati in giugno, e la commissione TAXE, dove interverranno il Presidente Juncker e il Commissario Moscovici per parlare del Piano d’azione per un’equa tassazione delle imprese.
In Consiglio, la settimana vedrà l’avvicendarsi tra la Presidenza lettone e quella lussemburghese, che inizierà mercoledì 1 luglio, per concludersi a fine 2015.
Infine, lunedì si svolgerà il summit UE-Cina, al quale parteciperà anche il Primo Ministro cinese Li Keqiang, nel quarantesimo anniversario dell’inizio delle relazioni EU – Cina. Per scaricare la dichiarazione finale del Summit, cliccare qui.
Matteo Borsani