A Midsummer Night Dream (or Nightmare
Lo scorso 15 luglio, nell'ultima riunione, o quasi, prima della lunga pausa estiva, la Commissione europea ha presentato con il Summer Package la proposta di revisione della Direttiva europea 2003/87/CE e successive modifiche, inerente lo schema di scambio di quote di emissione di CO2 (Emissions Trading Scheme). Si tratta della prima misura legislativa adottata dalla Commissione europea per il conseguimento da parte dell’UE dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 40% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030 stabilito dal Consiglio europeo a ottobre 2014. Il contributo di riduzione di emissioni da parte del settore industriale europeo sottoposto alla Direttiva sarà del 43% (rispetto ai livelli del 2005).
Tale proposta ha ovviamente un’importanza strategica per il nostro sistema industriale, visto che riguarda il 70% del nostro settore manifatturiero.
In occasione dell’accordo politico sugli obiettivi climatici ed energetici al 2030, Confindustria aveva ribadito come l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 43% entro il 2030 fosse estremamente ambizioso per l’industria, sia in considerazione del livello di efficienza già raggiunto dalle imprese italiane, sia del rischio di ulteriore perdita di competitività globale alla luce dell’unilateralità dello sforzo dell’industria europea rispetto ai concorrenti stranieri.
Più volte è stato ribadito, insieme a tutta l'industria europea, che gli obiettivi ambientali dovranno essere compatibili con l’obiettivo europeo di rilanciare la crescita attraverso il rafforzamento della competitività dell'industria.
Questo punto di vista era stato recepito dalle Conclusioni del Consiglio europeo di ottobre 2014, che hanno dichiarato la necessità di mantenere un livello di protezione elevato per i settori a rischio di perdita di competitività globale, declinando alcuni principi nella definizione delle misure post-2020 per la protezione dal rischio di carbon leakage diretto e indiretto, al fine di assicurare condizioni di parità sia nei confronti dei partner esterni, che all’interno del mercato UE.
La proposta presentata dalla Commissione europea, invece, disattende il forte mandato politico delle Conclusioni del Consiglio di ottobre. Non risolvendo alcune lacune intrinseche nella Direttiva, rischia di aggravare sia la perdita di competitività delle nostre industrie a livello globale, che le distorsioni all’interno dell’UE.
E questo in particolare sia per quanto riguarda le quote di emissioni assegnate a titolo gratuito all'industria per proteggerla dal rischio di carbon leakage, che per la compensazione dei costi indiretti, cioè il trasferimento del prezzo della CO2 sul costo dell’energia. Sotto questo aspetto, infatti, la Commissione ha lasciato immutato il quadro normativo (aiuti di Stato), nonostante il richiamo del Consiglio europeo e il forte appello unanime del Parlamento europeo nell’accordo politico lo scorso maggio sulla creazione di una Market Stability Reserve per un sistema di compensazione dei costi indiretti armonizzato a livello europeo che eviti distorsioni interne.
Sul primo punto, i nuovi criteri per la definizione del rischio carbon leakage proposti dalla Commissione riducono di due terzi la lista dei settori eleggibili. Ciò significa che un’ampia parte di settori e sotto-settori nelle filiere direttamente coinvolte dalle politiche di riduzione delle emissioni rischiano di non avere una protezione sufficiente nel periodo 2020-2030. Inoltre, per via di una diminuzione progressiva delle quote per l’industria, neanche le istallazioni più efficienti a livello europeo potranno ricevere la massima copertura alla quale avrebbero diritto.
Il modello europeo di lotta ai cambiamenti climatici fondato sull’Emission Trading non potrà affermarsi a livello globale e non sarà seguito dai nostri partner nel negoziato internazionale se avrà come effetto un indebolimento generale del tessuto industriale e dell’economia. Ecco perché è importante che nel corso dell'iter legislativo di approvazione della proposta, da parte di Parlamento europeo e Consiglio possano intervenire importanti "correzioni di rotta".
Gianfranco Dell’Alba
La Settimana
Come si evince anche dalla mancanza di segnalazioni per quanto riguarda questa settimana, l’attività delle istituzioni comunitarie è ormai calata per la pausa estiva.
Per questo motivo, l’Accade all’UE di questa settimana comprende sostanzialmente solo il resoconto di quanto accaduto settimana scorsa.
Matteo Borsani