L’Inps ha pubblicato il messaggio Hermes del 18 ottobre 2019, n. 3777 – allegato - nel quale fornisce indicazioni operative inerenti diversi temi d’interesse per le imprese sul tema della CIGO.
In estrema sintesi, l’Istituto offre chiarimenti sull’istruttoria delle domande di CIGO approfondendo alcuni argomenti specifici, quali le ipotesi residue di allegazione del file CSV, il noto tema della irrilevanza del previo godimento delle ferie rispetto alla domanda di CIGO, le questioni inerenti le modalità di prova dell’avvenuta informazione e consultazione sindacale, l’istruttoria delle domande di CIGO per eventi meteo e l’incidenza della domanda di CIGO rispetto ai lavoratori in distacco.
Il messaggio consegue al continuo confronto tra Confindustria e la sede centrale dell’Inps, nello specifico sui temi della CIGO, che, anche dopo la riforma del 2015, continuano a presentare dei profili di criticità.
In particolare, il tema delle ferie, dell’informazione sindacale e dell'evento meteo sono stati ripetutamente affrontati con l’Istituto, sulla base delle indicazioni e dei suggerimenti provenienti dal territorio.
Come si ricorderà, già in precedenza l’Inps era intervenuto – con i messaggi nn. 1856/2017 e 2276/2017 – condividendo alcune criticità e proposte contenute in una apposita delibera del Consiglio di indirizzo e vigilanza, adottate su proposta di Confindustria.
Alcuni dei chiarimenti contenuti nel messaggio costituiscono la conferma e l’evoluzione di quelle precedenti indicazioni.
Nel rinviare alla lettura del documento, si evidenzia che lo stesso ribadisce l’irrilevanza del previo utilizzo delle ferie, chiarisce che le prove inerenti la situazione meteo devono essere recuperate d’ufficio dall’Inps e che la motivazione del relativo provvedimento deve essere adeguata. Viene inoltre semplificata la prova relativa alla avvenuta informativa sindacale.
Messaggio Inps n. 3777-2019.docx|Visualizza dettagli
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Facendo seguito alla nostra comunicazione del 6 settembre scorso, avente ad oggetto il bando #Conciliamo del Dipartimento per le Politiche della Famiglia, vi informiamo che oggi ( notizia apparsa sul sito del Dipartimento) è stata disposta sino al 15 dicembre 2019 la sospensione dell'efficacia del bando per approfondimenti tecnico-giuridici.
Il Dipartimento ha invitato, pertanto, i soggetti interessati a non inviare le proposte progettuali.
Nel provvedimento di sospensione si chiarisce che, "sulla base di nuove valutazioni poste in essere dall'Amministrazione, è emersa la necessità di svolgere approfondimenti e verifiche in merito all'inidividuazione dell'ambito dei soggetti che possono proporre le domande di finanziamento, al fine di garantire pari opportunità alle imprese nonchè assicurare la massima partecipazione all'iniziativa e il più ampio accesso alle risorse disponibili, in coerenza con gli obiettivi stessi dell'Avviso pubblico #Conciliamo, volti al potenziamento, allo sviluppo e all'avvio degli interventi di welfare familiare e aziendale".
Nel decreto si stabilisce, altresì, che il termine di sospensione potrà essere prorogato o differito per una sola volta, nonché ridotto per sopravvenute esigenze.
Vi terremo aggiornati dei futuri sviluppi.
Modified on by Lucia Scorza ADBEF64C-F136-2C30-4125-66E2005E805C [email protected]
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Il Ministero del Lavoro ha pubblicato ieri i dati sui contratti aziendali e territoriali che sono stati depositati per la detassazione dei premi di produttività.
Alla data del 14 ottobre, sono 16.577 i contratti “attivi”, segnando una crescita del 4,4 per cento rispetto al mese scorso (per un equivalente di 703 contratti in più). Non abbiamo il dato di ottobre 2018, quindi non possiamo fare un confronto anno su anno, ma rispetto al mese di novembre dello scorso anno, ad ottobre 2019 si registrano 210 contratti attivi in più.
Nel complesso dei contratti attivi, la grandissima parte, quasi 13 mila contratti, sono di natura aziendale.
Rispetto agli indicatori individuati per misurare i risultati, quelli relativi alla produttività sono i più diffusi: il 76,1 per cento dei contratti (ovvero 12.614) li prevede.
Per quanto riguarda le misure, la previsione del welfare aziendale è diffusa nel 52,7 per cento dei contratti (+0,3 punti percentuali rispetto al mese di settembre).
I piani di partecipazione sono invece previsti nell'11,7 per cento dei casi (-0,4 punti percentuali rispetto a settembre).
I contratti attivi si distribuiscono in modo quasi perfettamente uguale tra imprese con meno di 50 e con più di 50 dipendenti (52 vs 48 per cento).
Il report per la prima volta contiene informazioni relative ai lavoratori coperti ed al valore monetario dei premi.
Nello specifico, ad ottobre risultano coperti da un contratto attivo 3,4 milioni di lavoratori (la grandissima parte, 3 milioni, riferiti a contratti aziendali). Il valore annuo medio del premio risulta pari a 1.268 euro; il valore del premio è mediamente più alto nei contratti aziendali (1.491 euro/anno) rispetto a quanto previsto nei contratti territoriali (522 euro/anno).
Sono 2.364.551 i lavoratori per cui è prevista la possibilità di trasformare il premio in welfare (il 69 per cento del totale dei lavoratori interessati da contratti con premi). Di questi, 1,4 milioni sono occupati in un'azienda dei servizi, 954 mila in un'azienda industriale e circa 3.500 in agricoltura.
Di seguito il link al report completo pubblicato dal Ministero
https://www.lavoro.gov.it/documenti-e-norme/studi-e-statistiche/Documents/Report%20sui%20Premi%20di%20Produttivit%c3%a0%20al%2014%20ottobre%202019/Report-deposito-contratti-ottobre-2019.pdf
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la Commissione europea sta valutando una possibile revisione della direttiva 2006/42/CE relativa alle macchine (recepita nel nostro ordinamento con il D.lgs. 17/2010).
Lo scorso agosto c'è stata, infatti, una consultazione pubblica (vedi nostra news del 17 luglio 2019) su questo tema al fine di valutare i possibili aspetti da migliorare della direttiva.
A seguito di una valutazione condotta dalla Commissione nel 2018 (che conferma l'efficacia e la coerenza della direttiva) è emersa la necessità di tener conto di nuove innovazioni e di una maggiore semplificazione e chiarezza in alcune disposizioni.
Sono, inoltre, pervenuti diversi quesiti anche sul tema delle verifiche periodiche delle attrezzature (DM 11 aprile 2011), che evidenziano il persistere di alcune criticità.
Al fine di approfondire tali temi e di definire una posizione comune abbiamo organizzato un incontro che si terrà:
venerdì 18 ottobre 2019
alle ore 11.00, sala MN
in Confindustria, Roma
Il termine dei lavori è previsto per le ore 14.30.
Vi chiediamo di inviare le adesioni a [email protected].
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In allegato le slides presentate da Confindustria, Fondimpresa e Fondirigenti durante l'incontro sui Fondi Interprofessionali che si è svolto ieri, 2 ottobre, in Confindustria, Sala A. Pininfarina.
CONFINDUSTRIA - Albini.pdf|Visualizza dettagli FDIR _2 ottobre_2019.pdf|Visualizza dettagli FONDIMPRESA - Mauri.pdf|Visualizza dettagli
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Le stime mensili su occupati e disoccupati a settembre pubblicate oggi dall'Istat confermano il trend di rallentamento evidenziato già a luglio ed agosto. Secondo queste stime provvisorie, si chiude così il terzo trimestre 2019, con un calo complessivo degli occupati pari a -61 mila individui rispetto ai livelli di giugno (fine del secondo trimestre 2019).
L’andamento dell’occupazione torna quindi in linea con l’andamento economico generale. La prima parte dell’anno, infatti, era stata caratterizzata da un aumento dell'occupazione del tutto slegato dall'andamento del PIL (ancora in stagnazione dopo la mini recessione di fine 2018). Ciò indicava, come evidenziato in diverse occasioni, che l’occupazione aggiuntiva è stata per lo più part-time e in settori dei servizi a basso valore aggiunto. A dimostrazione che non ci può essere occupazione di qualità senza crescita del PIL.
In particolare, secondo le ultime stime mensili:
- Dopo la diminuzione di luglio (-18 mila individui) e la sostanziale stabilità ad agosto, a settembre l'occupazione diminuisce di -32 mila individui (-0,1% rispetto a agosto), sintesi di un calo sia della componente maschile (-13 mila, pari a -0,1% sul mese precedente) che femminile (-19 mila, -0,2%).
- Aumenta la disoccupazione, sia misurata in termini di individui (+73 mila) che di tasso di disoccupazione (+0,3 punti percentuali, tasso al 9,9%). In diminuzione gli individui inattivi (-77 mila nella fascia 15-64 anni, per un tasso di inattività al 34,3%).
- Tra gli occupati, a settembre prosegue il calo degli indipendenti (-44 mila, a quota 5,228 milioni) a fronte di un aumento dei dipendenti a termine (+30 mila, a quota 3,108 milioni) e di una contrazione dei permanenti (-18 mila, a quota 15,018 milioni).
- Con riferimento alle fasce d'età, a settembre la fascia 15-24 anni fa segnare un tasso di disoccupazione al 28,7% (+1,1 punti percentuali), con più giovani che si mettono alla ricerca di lavoro (32 mila inattivi in meno) e un lieve aumento degli occupati (+8 mila rispetto ad agosto).
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I lavoratori parasubordinati (contribuenti attivi) sono in aumento. Nello specifico, nel 2018 sono 1.285.061 (+1,4% rispetto al 2017), ovvero 940.801 collaboratori e 344.260 professionisti.
Dai dati si osserva per i collaboratori una riduzione dal 2014 al 2016 (-292 mila contribuenti, ovvero -24,2%), una stabilizzazione nel 2017 (+0,1%) ed un incremento tra il 2017 e il 2018 (+22 mila nel complesso, +2,4%). I professionisti, invece, registrano una crescita dal 2014 al 2017 pari all’11,3% (+35 mila contribuenti) ed un lieve calo tra il 2017 e il 2018 (-4 mila, -1,2%).
Se si guarda alle classi d’età, nel corso dei cinque anni, dal 2014 al 2018, la quota di collaboratori giovani (fino a 29 anni) sul totale è passata dal 17,7% al 14,8%, mentre per i professionisti giovani è rimasta sostanzialmente simile (14,5% nel 2014, 14,1% nel 2018).
Rispetto alle aree geografiche, la diminuzione del numero di lavoratori parasubordinati contribuenti è stata evidente in tutte e tre le macro-aree geografiche, ma più intensa al centro-sud: dal 2014 al 2018, -13,6% al nord, -18,4% al centro, -19,3% al mezzogiorno.
Nella categoria dei collaboratori, la diminuzione del numero dei contribuenti attivi che si osserva dal 2014 al 2018 si accompagna ad un aumento del reddito medio, da 19.512 euro nel 2014 a 23.228 euro nel 2018. Per quanto riguarda i professionisti, il trend è opposto: l’aumento dei contribuenti in questa categoria si associa ad una diminuzione del reddito medio, da 17.086 euro nel 2014 a 14.589 euro nel 2018.
Con specifico riferimento ai collaboratori, l’INPS calcola che il 47,9% di questi risulta essere esclusivo (ovvero la collaborazione rappresenta l’unica fonte di reddito) e mono-committente, con un reddito medio annuo pari a 19.507 euro.
La news dell’INPS è al seguente link: https://www.inps.it//nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=53158
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L’Inps ha pubblicato ieri gli aggiornamenti dell’Osservatorio sul precariato e dell’Osservatorio sulla Cassa Integrazione.
In attesa del consolidamento dei dati (che avverrà nei prossimi mesi), in sintesi, si può affermare che ad agosto 2019 si assiste ad un saldo netto negativo per i contratti a tempo indeterminato (-7.200 contratti in essere nel mese). Ciò è dovuto in particolare ad un minor numero sia di assunzioni a tempo indeterminato che di trasformazioni a tempo indeterminato. I dati provvisori indicano che, ad agosto 2019 rispetto allo scorso anno, le assunzioni a tempo indeterminato sono state pari a 47,6 mila (-11.700, pari a -19,8%), mentre le trasformazioni sono state pari a 36 mila (-2 mila, pari a -5,5%).
A settembre le ore autorizzate di cassa integrazione risultano in aumento rispetto allo scorso anno.
Di seguito il dettaglio dei dati.
Le attivazioni e le cessazioni di rapporti di lavoro nei primi 8 mesi dell'anno (dati Inps – Osservatorio sul precariato)
Nei primi otto mesi dell’anno, cumulativamente, le assunzioni sono significativamente diminuite rispetto allo stesso periodo del 2018: sono state circa 4,9 milioni in totale, ovvero 280 mila in meno rispetto allo scorso anno (-6,1%). Guardando alle tipologie contrattuali, risultano in calo i contratti a tempo indeterminato (+7,6%), i contratti di apprendistato (+5,7%) e soprattutto contratti stagionali (+11,6%) e i contratti di lavoro intermittente (+8,8%); in diminuzione, invece, i contratti di somministrazione (-29%), i contratti a tempo determinato (-8,2%).
Nei primi otto mesi del 2019 si registrano 480 mila trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato, contro le 317 mila dello stesso periodo del 2018. Come detto, nell'ultimo mese le trasformazioni registrate sono minori rispetto allo stesso mese dello scorso anno, confermando quindi un rallentamento del trend che era stato evidenziato già dai primi mesi del 2019.
In termini di saldi netti tra contratti attivati e contratti cessati, nei primi otto mesi del 2019, i dati mostrano un peggioramento del saldo complessivo di quasi 34 mila contratti di lavoro (+842 mila finora nel 2019, vs. +876 mila nel 2018).
I rapporti di lavoro attivati o trasformati a tempo indeterminato usufruendo dei benefici previsti dall’esonero triennale strutturale per le attivazioni di contratti a tempo indeterminato di giovani fino a 35 anni (Legge n. 205/2017) sono stati oltre 72 mila nei primi sette mesi dell'anno, ovvero il 5,2% del totale dei rapporti a tempo indeterminato attivati.
Le domande di disoccupazione presentate e le ore di cassa integrazione autorizzate (dati Inps – Osservatorio Cassa Integrazione)
Per quanto riguarda la disoccupazione, nel mese di agosto 2019 sono state presentate in totale 101.397 domande, di cui 99 mila domande di NASpI. Rispetto ad agosto 2018 (115 mila domande), si registra quindi un decremento dell'11,8%.
Nel mese di settembre 2019 il numero di ore di cassa integrazione complessivamente autorizzate è stato pari a 17,2 milioni, in aumento del 51,9% rispetto allo stesso mese del 2018.
In particolare, la CIG ordinaria mostra nel mese un aumento del 2,7% e la CIG straordinaria un aumento del 99,2% rispetto al 2018.
Considerando i valori cumulati nei primi nove mesi dell'anno, le ore totali di CIG autorizzate sono in aumento del 16,3% (in particolare a causa della componente delle ore di CIGS, +37,4%).
I report completi sono disponibili a questi indirizzi
https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/Dati_analisi_bilanci/Osservatori_statistici/Osservatorio_precariato/Osservatorio_Precariato-Gen-Ago_2019.pdf
https://www.inps.it/docallegatiNP/Mig/AllegatiNews/CIG_focus_ottobre_2019.pdf
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Ieri, il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il segretario generale della CGIL Maurizio Landini, il segretario generale della CISL Annamaria Furlan e il segretario generale della UIL Carmelo Barbagallo hanno sottoscritto un documento congiunto sulle priorità per il rilancio del Mezzogiorno.
Confindustria CGIL CISL UIL condividono l’idea che il ritorno dell’Italia su uno stabile sentiero di crescita sia strettamente legato al rilancio economico del Mezzogiorno, che rappresenta un pezzo importante dell’economia nazionale ma che mostra le due principali leve di sviluppo, l’impresa e il lavoro, ancora sottoutilizzate, e con alcuni fra i principali fattori di sviluppo, come le infrastrutture, e la capacità della Pubblica Amministrazione, con ampi margini di miglioramento.
Perciò ritengono che l’attuale fase economica necessiti di uno sforzo ulteriore di promozione di investimenti, pubblici e privati, orientati all’innovazione, al potenziamento delle infrastrutture, alla competitività, all’inclusione sociale e al miglioramento dei servizi pubblici per imprese e cittadini: individuano, infatti, nello sviluppo economico e sociale e nella creazione di opportunità di lavoro di qualità la strada prioritaria per il superamento dei divari e il contrasto alla povertà.
Tale azione deve puntare a:
• determinare le condizioni per lo sviluppo economico occupazionale e sociale dei territori;
• moltiplicare numero e risultati delle imprese ad alto contenuto di innovazione, di investimenti e di conoscenza, che possano costituire un crescente bacino di richiesta ed assorbimento di nuovo lavoro qualificato;
• migliorare la qualità della vita dei cittadini meridionali.
A tal fine, individuano cinque ambiti di intervento:
· L’innovazione, l’irrobustimento, la sostenibilità, l’apertura internazionale e la crescita dimensionale delle imprese, anche attraverso strumenti come il Credito d’imposta per gli investimenti e la garanzia pubblica, e il potenziamento della relazione tra università ed impresa, per favorire trasferimento tecnologico e digitalizzazione dei processi produttivi;
· L’incremento delle opportunità di lavoro generate da uno sviluppo sostenibile e da migliori servizi pubblici, soprattutto a beneficio di giovani e donne, anche per contrastarne l’abbandono dei territori, attraverso strumenti di incentivo all’occupazione stabile, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, un migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro e il miglioramento delle competenze dei lavoratori;
· Il rafforzamento del sistema di istruzione e di formazione nel Mezzogiorno, attraverso un piano che fissi obiettivi di miglioramento a medio termine di innalzamento delle competenze, di riduzione dell’abbandono, di rafforzamento dell’istruzione tecnica e universitaria, di ampliamento dei servizi educativi dell’infanzia e del tempo pieno;
· Il rilancio degli investimenti pubblici, per rafforzare la dotazione e la qualità delle infrastrutture meridionali, a partire da quelle di trasporto, logistica e mobilità e per la tutela e l’assetto del territorio, e per il miglioramento dei servizi alle imprese (rifiuti, energia, ambiente, acqua, banda larga….) e ai cittadini (salute e istruzione);
· Una Pubblica Amministrazione più efficiente, più capace di gestire e attuare efficaci politiche di sviluppo (a cominciare dalla politica di coesione) e di garantire i livelli essenziali delle prestazioni nei servizi: tale obiettivo dovrà essere perseguito attraverso specifici piani di rafforzamento amministrativo (finanziati con risorse per la coesione) per individuare gli ambiti di miglioramento attesi, e tramite azioni di formazione e di opportuno potenziamento degli organici.
Individuano in un incremento della spesa ordinaria e nella accelerazione della spesa aggiuntiva (nazionale e comunitaria) la fonte finanziaria per sostenere questa azione. A tal fine, ritengono utile un migliore coordinamento della programmazione e dell’attuazione degli interventi finanziati con risorse per la coesione, procedendo alla eventuale riprogrammazione dei Patti attuativi del Masterplan per il Sud e dei Programmi non performanti, laddove necessario, e una concentrazione delle risorse sugli ambiti prioritari individuati.
Richiamano l’opportunità dello scorporo della spesa per investimenti dal Patto di Stabilità europeo e la necessità di una adeguata disponibilità di cassa per i relativi capitoli di spesa nella prossima Legge di bilancio.
Propongono l’istituzione di una Cabina di Regia tra Governo e Regioni, aperta al confronto con Confindustria CGIL CISL UIL, con il compito di accompagnare, a livello nazionale, sovra-regionale e regionale, la corretta attuazione della strategia.
Patto Fabbrica - Mezzogiorno 14 ott 2019.pdf|Visualizza dettagli
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L’INPS ha aggiornato oggi l’osservatorio sulle prestazioni pensionistiche e i beneficiari del sistema pensionistico, con i dati al 2018.
Le prestazioni del sistema pensionistico italiano vigenti al 31/12/2018 sono quasi 23 milioni (22.785.711 per la precisione), per un ammontare complessivo stimato di oltre 293 miliardi di euro nell’anno. L’importo medio per prestazione risulta quindi pari a 12.874 euro.
Rispetto al 2017, il numero di prestazioni è diminuito dello 0,1% (-21 mila), mentre l’ammontare complessivo annuo è aumentato del 2,2% (+6,4 miliardi).
I beneficiari di prestazioni pensionistiche sono 16.004.503 (-0,2% rispetto al 2017); ognuno di loro percepisce in media 1,42 pensioni (cumulando prestazioni pensionistiche anche di diverso tipo). In particolare, circa due terzi (il 67,2%) dei pensionati percepisce una sola prestazione, mentre un terzo (il 32,8%) ne percepisce due o più (il 24,8% percepisce due prestazioni, il 6,7% tre e l’1,3% quattro o più).
Sebbene le donne rappresentino la quota maggioritaria sul totale dei pensionati (il 52,2%), gli uomini percepiscono il 55,9% dei redditi pensionistici: l’importo medio dei trattamenti percepiti dalle donne è infatti inferiore rispetto a quello degli uomini del 28% (15.474 contro 21.450 euro).
Nelle regioni settentrionali si ha un maggior numero sia di pensioni sia di pensionati (rispettivamente il 47,6% e il 48,0% del totale). Anche gli importi medi delle pensioni sono più alti al Nord (+6,9 punti percentuali rispetto alla media nazionale). Se si considerano, invece, i redditi pensionistici pro capite è il Centro la zona geografica con redditi mediamente più alti (+6,1 punti percentuali rispetto alla media nazionale). I beneficiari residenti nel Mezzogiorno presentano invece importi più bassi della media nazionale sia in termini di pensioni, sia in termini di redditi pensionistici.
Analizzando la distribuzione dei pensionati per classe di età si osserva che la classe più frequente è quella degli ultraottantenni (4,3 milioni di pensionati) con importi medi del reddito pensionistico pari a 21.190 euro per gli uomini e 16.592 euro per le donne. La classe dove si riscontra l’importo medio più elevato è, per entrambi i sessi, quella tra 65 e 69 anni (25.082 e 17.193 euro per uomini e donne, rispettivamente).
Le pensioni IVS sono il 77,7% del totale delle pensioni (il 52,0% sono pensioni di vecchiaia, il 5,1% pensioni di invalidità e il 20,6% pensioni ai superstiti). Le pensioni di tipo indennitario sono il 3,1%, mentre quelle di tipo assistenziale sono pari al 19,2% del totale.
In termini di importi, le pensioni IVS assorbono il 90,5% della spesa totale (il 71,2% per pensioni di vecchiaia, il 4,8% per pensioni di invalidità e il 14,5% per pensioni ai superstiti). Ciò indica che le prestazioni di questa categoria di pensioni hanno, in media, importi più elevati. Il restante 9,5% è distribuito per l’1,4% sulle pensioni di tipo indennitario e per l’8,1% su quelle di tipo assistenziale.
Rispetto alla classe di importo, il 76,2% delle pensioni ha importi inferiori a 1.500 euro lordi mensili; la maggior parte di esse. Le pensioni fino a 500 euro sono 5,5 milioni (il 24% del totale), 8,7 milioni (38%) quelle comprese tra 500 e 1.000 euro, mentre 3,2 milioni (14,2%) comportano assegni tra 1.000 e 1.500 euro. Le restanti 5,4 milioni di pensioni, pari al 23,8% del totale, superano i 1.500 euro lordi mensili.
Qui l'osservatorio completo: https://www.inps.it/webidentity/banchedatistatistiche/menu/casellario/main.html
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