I numeri ufficiali sullo stato del mercato del lavoro sono ricavati da un'indagine condotta su un campione di famiglie italiane rappresentativo (cioè che riproduce in miniatura le stesse caratteristiche) della popolazione italiana. Avviene così in tutti i paesi, per questo uno dei pregi della metodologia é mettere a disposizione dati confrontabili a livello internazionale.
Il campione italiano è costituito da 200mila famiglie, i cui 600mila componenti rappresentano in pratica i 60 milioni di nostri connazionali: in proporzione, ognuno ne rappresenta 100.
Ovviamente non è che ogni mese vengono intervistati tutti: sarebbe tecnicamente piuttosto difficile e economicamente molto dispendioso. Mensilmente le interviste coinvolgono circa 20mila famiglie e i loro 45mila componenti, per un totale più o meno di 150mila a trimestre. Ogni risposta fornita da ciascun individuo intervistato non vale più 100, ma oltre 1.000. Per questo motivo i dati mensili sono diffusi come stime provvisorie di quelli trimestrali, considerati più "robusti" da un punto di vista statistico. Questo è anche il motivo della grande variabilità degli indicatori mensili: capita spesso che nell'arco di un paio di mesi il tasso di disoccupazione prima scenda poi risalga per poi invertire nuovamente la sua tendenza.
I dati più attendibili, diffusi anche a livello provinciale, sono quelli dell'intero anno, che sono anche caratterizzati da una maggiore stabilità (derivano dalle dichiarazioni di ben 600mila diversi individui). Una sufficiente attendibilità hanno anche i dati trimestrali, che infatti vengono comunicati con un livello di dettaglio regionale.
Cos'è un disoccupato? Un individuo che dichiara, sotto la sua responsabilità, di aver cercato attivamente un lavoro nelle 4 settimane precedenti l'intervista. Data la metodologia della rilevazione, una affermazione in tal senso di un intervistato "crea" in Italia più di 1.000 disoccupati; analogamente, ovviamente, succede per ogni dichiarazione di chi afferma di aver trovato lavoro.
La rilevazione di dicembre 2015, ad esempio, ha calcolato 247mila occupati alle dipendenze in più rispetto a dicembre 2014: in pratica, nel campione intervistato tra il 3 e il 29 dicembre 2015 250 individui in più dell'anno prima hanno dichiarato di avere un'occupazione di quel tipo.
Ma per le considerazioni sopra riportate I numeri assoluti diffusi assieme ai tassi di occupazione e disoccupazione vanno letti e interpretati con grande cura.
Il rischio è che, per convenienza politica, qualcuno si possa intestare il successo di aver dato una fonte di reddito a un quarto di milione di cittadini e qualcun altro ripartisca su 250mila persone i costi delle riforme del mercato del lavoro, determinando uno stratosferico costo unitario.